Come stare bene integrando le discipline



Come stare bene: il mio percorso di integrazione fra le discipline e la crescita personale.


Conoscere e sperimentare


Riflettevo su come mai nella mia vita ho praticato molte discipline, alcune delle quali per moltissimi anni ed altre che esercito ancora. La risposta ha molteplici spiegazioni, una di essa è la curiosità di conoscere e sperimentare. Questo mi ha dato la possibilità di avere una notevole esperienza, che ora, dopo 52 anni di pratica, dà i suoi frutti.

L’unicità


Fare esperienza con molte realtà è positivo, però bisogna trovare un denominatore comune che possa legare tutte queste conoscenze: un denominatore che possiamo chiamare “unicità”.


La disciplina che rimane nel cuore


Nella mia esperienza la ricerca dell’equilibrio psicofisico è stata l’elemento portante: dopo aver acquisito l’esperienza necessaria ho allargato i miei orizzonti ad altre realtà, che però, come accennavo, dovevano avere un filo logico comune, cioè la ricerca dell’unicità per il corpo, la mente, lo spirito.

La mia esperienza

All’età di 13 anni ho iniziato con lo sci, uno sport molto bello che mi ha permesso di vivere un forte contatto con la natura; però lo trovavo limitativo: ho capito che dovevo trovare qualcos’altro, e nulla avviene per caso.
Chiedete e vi verrà dato.

Un giorno un amico di gioventù mi chiese se volevo andare con lui a vedere una lezione, aveva sentito parlare di un’arte giapponese, il Karate, da poco tempo arrivato in Italia. Andai con lui anche se non ne sapevo niente: invece restai folgorato.

Ci siamo iscritti entrambi, ma lui la settimana successiva aveva già smesso. Io, invece, sono ancora in questo mondo, ad oggi sono trascorsi 46 anni da quella prima sera. Sto ancora attraversando la mia esperienza nelle arti orientali ricercando qualcosa che forse non troverò mai.

Ma, come l’utopia, la ricerca mi permette di camminare, e nel camminare ho la possibilità di trovare la conoscenza. 

Continua l’esperienza

L’appetito vien mangiando e con il tempo mi sono accorto che una sola esperienza non soddisfaceva la mia sete di conoscenza. Così ho continuato a studiare, aprendo ancora i miei orizzonti.

Avevo compreso che una delle finalità del mio percorso era il benessere generale. Quello stesso concetto che oggi riassumo nella mia scuola di Qi Gong “Le Quattro Direzioni: Spirito, Corpo, Respiro, Voce”. In queste quattro parole ritrovo tutta la mia esperienza e la ricerca di uno stato d’animo perfetto.


Le varie discipline si legano


Nella pratica della spada giapponese “Iaijutsu”, sentivo che mi mancava ancora qualcosa: in un primo momento lo trovai nell’arceria giapponese, il “Kyudo”. Ma anche immergendomi queste due arti che tanto mi appassionano, sentivo che andavo cercando qualcosa in più per completare veramente la mia persona.

Il completamento l’ho finalmente trovato nel Qi Gong, e con esso si chiude il cerchio: Qi Gong è una disciplina che richiede, come il “Kyudo” e lo “Iaijutsu”, moltissimo del mio tempo, ed anche qui i mie sforzi mi permettono di migliorarmi.

Questo non vuole dire che mi fermo: la ricerca non finisce certo qui, la curiosità mi porta in continuazione a ricercare, a conoscere, a sperimentare.
È utile ricordare che praticare due o più arti ci rende completi, ma non bisogna mai fare in modo che vengano in conflitto: cioè non vanno mescolate tra loro.

Il mentore


Tutto questo è molto bello e nell’immaginazione è facile vedersi già arrivati al termine della propria esperienza, ma non è una strada facile.
La presenza di un mentore che guida e che aiuta a correggere i propri errori, così da evitare conseguenze negative, è sicuramente necessaria per non gettare al vento il proprio tempo, denaro e fatica. 

La mia esperienza

L’esperienza del passato mi è molto di aiuto nella mia occupazione di insegnante, che svolgo con mia moglie nella scuola “Due Cieli”. Il cammino svolto è la base per trasmettere agli altri le mie conoscenze in modo partecipe, ma soprattutto l’opportunità che il mio viaggio possa continuare attraverso gli altri, mi stimola a continuare questo magnifico percorso.
Incontrare sulla propria strada un praticante che desidera ripercorrere il tuo viaggio è il coronamento di tanta fatica: l’esperienza si completa.

Ai miei allievi


Spero che quello che state imparando sia quello che voi desiderate, e che vi appaghi e  vi aiuti in una vita, che spero serena e piena.

Ai miei insegnanti

Dedico questo mio scritto a tutti i miei insegnanti, che con il tempo ho avuto l’onore di conoscere, e che mi hanno, a loro volta, dedicato tempo e conoscenze.

Durante il percorso di apprendimento, dopo qualche anno di lavoro insieme, con gli insegnanti arriva un punto in cui la giovinezza non ti permette di capirli completamente, e a volte ti mette anche in conflitto con loro. Questo fa parte del viaggio, in sé non è una cosa negativa.

Questa situazione la comprendi molto meglio, quando inizi a rivestire a tua volta il ruolo di insegnante.

Comprendi alcuni dei tuoi allievi quando cadono nello stesso errore, perché questo è un passaggio necessario, e molto spesso capita proprio agli studenti più dotati. Il conflitto non deve diventare una contestazione: il rispetto non è mai in discussione. Si tratta di un passaggio iniziatico molto importante, un confronto che gestito correttamente costruisce un contatto molto forte tra maestro ed allievo.

Il conflitto cessa di esistere dopo molti anni di lavoro insieme, perché l’allievo ha realizzato, a sua volta, un percorso di crescita.

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www.duecieli.it
















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